Eccomi ancora a parlare di lei,
di Irene Nemirovsky,
di questa scrittrice che non conoscevo fino a qualche settimana fa
e della quale ho finito di leggere oggi
"Suite Francese".
Ero corsa in libreria a comperarlo qualche giorno fa,
dopo la lettura concitata e appagante di un breve romanzo," Il calore del sangue".
Doveva essere una sinfomia in cinque movimenti, ma Irene riuscì a scriverne febbrilmente solo due:
Temporale di giugno e Dolce,
prima dell'arresto e della deportazione ad Auschwitz,
il 17 luglio del 1942, dove morì un mese dopo l'internamento, il 19 agosto, a soli 39 anni.
Ho conosciuto una grande scrittrice attraverso questi due libri,
ma soprattutto una donna con una straordinaria sensibilità circa l'animo umano.
Suite francese è un romanzo di quattrocento pagine
che descrivono la Francia durante l'occupazione tedesca
attraverso il racconto minuzioso e dettagliato della vita di alcune famiglie e di diversi personaggi:
che descrivono la Francia durante l'occupazione tedesca
attraverso il racconto minuzioso e dettagliato della vita di alcune famiglie e di diversi personaggi:
contadini e borghesi,
giovani e vecchi,
vincitori e vinti.
La Nemirovsky usa la sua penna con una grazia e una padronanza
pari a pochi altri grandi scrittori.
"L'essere umano è complesso, molteplice, diviso, misterioso, ma ci vogliono le guerre", scrive Irene, "o i grandi rivolgimenti per constatarlo".
La guerra è il contenuto principale dei due romanzi, anche se Irene Nemirovsky ci fa capire quanto la guerra possa essere distruttiva, crudele
ma soprattutto insensata:
"E' la guerra che rende tutto colpevole".
Quello che leggiamo è il racconto della guerra vista attraverso gli occhi della gente comune,
gli occhi della sarta di un piccolo paese di provincia,
gli occhi della nuora di un'anziana e ricca proprietaria terriera
o quelli di un contadino dalle mani segnate e dagli occhi chiari.
Ma soprattutto della borghesia, a cui Irene appartiene e alla quale non concede sconti.
Nel diario il 28 giugno 1942 (sarà arrestata il 13 luglio 42 ) scriveva” Giuro di non riversare più il mio rancore, per quanto giustificato su una collettività di uomini, quali che siano la razza, la religione, le convinzioni, i pregiudizi, gli errori.”
Romanzo bellissimo...
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