Qualche giorno fa sono andata in Accademia. Provo sempre una sorta di imbarazzo quando torno a calpestare quei corridoi semibui. Per prima cosa sono salita alla Braidense. Due lunghe scalinate con molti ragazzi che salivano e scendevano: era quasi deserta quando la frequentavo io.
Non sono entrata, ho sbirciato la stanza d'ingresso dalla porta principale per vedere se la mia memoria mi riportava a quei lunghi pomeriggi di studio in un luogo tanto bello e antico e carico di legno e di carta.
Non mi sono trattenuta molto, non mi accoglie mai bene la mia vecchia scuola.
Già, sempre più vecchia e più trascurata. I muri sempre più polverosi e sporchi e le poche enormi statue di gesso rimaste sembrano dimenticate e sudice e sempre più mancanti di qualcosa: di dita, di braccia, di piedi.
L'aula del mio professore di scenografia è sempre la stessa ed il suo nome è sempre scritto sulla targhetta all'ingresso.
La luce che filtrava dai grandi alti finestroni però era davvero bellissima.
Sapeva di antico, di polvere, di arte.
E me la sono respirata.
bellissimo controluce
RispondiEliminagrazie Giancarlo!
RispondiEliminaC'era una luce davvero bellissima, rarefatta, polverosa, che filtrava da un finestrone alto alto e colpiva proprio quell'angolo di corridoio proiettandosi nell'arco dove c'era la bicicletta. Quando si dice : "nel posto giusto al momento giusto" forse significa proprio questo!